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Santa o strega? Guerriera: Matilda e Dante a difesa del sogno

Diario del Lockdown 3.1

Un po’ per scherzo ci è capitato di indicare nella figura di Matelda, la bella donna che Dante incontra nell’Eden, la nostra guida per traghettarci nella strana “fase 2”: là dove ciò che era permesso non era chiaro, ciò che non si doveva era ambiguo, e dove il desiderio di libertà si mescolava indissolubilmente alla sensazione che forse quel che volevamo fare fosse ancora troppo pericoloso per goderlo pienamente … 
🌟 La risposta dei nostri lettori è stata così entusiasta che oggi, alle soglie della nuova fase di apertura completa, vogliamo affidarci ancora una volta alla traccia narrativa della Divina Commedia: le contraddizioni normative e legislative non mancano, la paura di ricadute è ancora forte, e il nostro passo è tuttora incerto … cosa accadrà adesso? 
💙 Ecco la speranza che ci guida: tra poco, Dante potrà incontrare Beatrice. Non ce ne voglia il Poeta se rubiamo la sua Musa e la trasformiamo nel nostro sogno collettivo: quello in cui i fiumi e i mari restano puliti, l’aria del mattino fresca e silenziosa, la coscienza delle proprie responsabilità individuali verso l’intero cosmo continua a vibrare in ognuno di noi. Non sarà semplice confrontarsi con questo sogno, verso cui nessuno di noi è del tutto innocente: e infatti il primo dialogo tra Dante e Beatrice è acuto, aspro, doloroso (ce lo racconterà presto l’amato Borges). Ma la dolcezza che ci aspetta è tale che, contro ogni pigrizia e sfiducia, decidiamo una volta per tutte di lottare per raggiungere la nostra Beatrice e realizzare questa “normalità paradisiaca”: fuori e dentro di noi. 
🐬 E dunque oggi, per salutare questo momento storico, Museodivino vuole omaggiare ancora la bella Matilda raccontando la vita della donna che molto probabilmente ha ispirato la sua figura, Matilde di Canossa. Regina, guerriera, diplomatica, santa o strega: una figura femminile di fortissimo spessore, che Dante ha forse trasfigurato nel suo Paradiso Terrestre ormai deserto a simbolo di tutte le contraddizioni del rapporto tra bellezza, poesia e spiritualità. E che forse, dal confine tra storia, mito e letteratura, ci ha protetti tutti con la sua solitudine, il suo canto e i suoi fiori: a ricordarci che la libertà ha da essere completa, e completamente responsabile, oppure non è nulla. 

Il suo cavallo parea quasi superbo di portar la bella guerriera: Matilde di Canossa tra storia e fantasia

🌹 “Vincitrice di re e di quanti ti furono ribelli, le genti di tutto il mondo ambivano il tuo consiglio e vedere il tuo volto splendente: a tutti tu davi risposte e tutti onoravi”. Come avrebbe reagito l’autore di questa citazione, il monaco benedettino Donizone, se avesse saputo che la sua epoca sarebbe stata ingiustamente chiamata i “rozzi secoli”, mentre spiccò proprio in questo periodo colei che illuminò l’Italia per quarant’anni? Forse è in parte grazie a questa sua biografia elogiativa che la figura della Grancontessa Matilde di Canossa, che a soli trent’anni ereditò un dominio che si estendeva dal Lago di Garda fino all’alto Lazio, è riuscita ad emergere tra le tante storie medievali suscitando l’interesse di storici, biografi ed altri scrittori attraverso i secoli. Oppure è perché la donna di potere che fu Matilda agli inizi dell’anno Mille, per il suo carattere insolito, ebbe ila capacità di creare una valanga di miti e leggende intorno a sé stessa, ispirando perfino con molte probabilità la Matelda di Dante. Fu per gli uni astuta in battaglia e devota alla Chiesa, rappresentante perfetta dei valori cristiani e dell’amor patrio. Per gli altri fu invece spavalda e spietata, addirittura un po’ diabolica. Ad ogni modo, colei che oggi riposa a San Pietro fra le pochissime donne che vi hanno accesso è per tutti una figura misteriosa, e, a distanza di secoli, non meno affascinante. 

Il Castello di Rossena, tra i più belli e meglio conservati del territorio di Canossa http://www.camminideuropa.it/il-cammino-di-matilde-di-canossa/?fbclid=IwAR3h3Q3SkvuBkacZEwW5Z_lMMbDwPhf4T6jrj53FHUm7x_ouiYYF0Dyv06A

“Specchio di ogni virtù”, col diavolo nel taschino

🐚 Pare che da piccola Matilde di Canossa avesse imprigionato il diavolo in una fialetta promettendogli la libertà soltanto se avesse fortificato un castello di proprietà della famiglia, in modo da impedirne l’accesso a potenziali nemici. Il diavolo mandò allora un esercito di demoni a graffiare i pendii degli Appennini che circondavano il castello così da formare dei calanchi tutt’oggi chiamati “artigli del diavolo”. Così protetto, il Castello di Canossa, destinato a passare alla storia almeno quanto colei a cui appartiene, diventerà una delle roccaforti di Matilde. Mentre fuori si prepara una delle svolte più importanti della storia, ovvero la lotta per le investiture, ci viene da pensare che se veramente Matilde avesse chiesto aiuto al diavolo per proteggere il suo castello, probabilmente avrebbe fatto la mossa giusta. ⚔️E in effetti, mentre il nuovo Papa, Gregorio VII, si fa carico di combattere la simonia, di ristabilire il celibato sacerdotale e, esibendo il suo Dictatus Papae, di riconoscere il solo potere papale nell’attribuzione delle cariche ecclesiastiche, l’imperatore Enrico IV lotta dal canto suo per mantenere gli antichi privilegi. Nel castello di Matilde dove si è rifugiato Giovanni VII, che in gioventù le impartì una rigorosa educazione religiosa, si presenta proprio Enrico. Non con l’idea di lottare, vista la difficoltà per le sue truppe di aggirare le fortezze naturali del castello, bensì di chiedere perdono a questo Papa capace secondo il nuovo decreto di deporlo. Scalzo e con un semplice abito di lana in uno degli inverni più freddi mai visti, Enrico chiede la revoca della scomunica che partecipa ad indebolire il suo potere. Ovviamente, nella testa dell’imperatore travestito da penitente, c’è tutt’altro che la speranza di andare in Purgatorio. 
🏰 In questo episodio, Matilde viene ricordata come una talentuosa mediatrice tra l’imperatore suo cugino e la Chiesa a cui fu sempre devota. Scrive Antonio Bresciani in una biografia ottocentesca a lei dedicata: “la contessa, che nobile, gentile e generosa fu sempre (…) disse teneramente: (…) io anderò dal Papa, mi prostrerò a lui, né leverommi di terra, ch’io non ottenga la grazia”, sottolineando la sua bontà e il suo senso della giustizia. A tale proposito, Donizone scrive alla sua morte: “non solo per me la sua morte fu danno, si sa, ma per tutti coloro che vivono nella giustizia. Con la tua scomparsa, o Matilde, ogni onesto costume vien meno: cercherà il vassallo di salire più in alto del suo antico signore, il chierico sta già deviando dal retto cammino, il ricco si mangia il denaro che il povero avea in uso”. In seguito, Matilde sarà spesso descritta come portatrice dei valori cristiani, almeno fino all’Ottocento, secolo propenso a farne una vera eroina romantica, e a volte anche una figura patriotica. Scrive sempre Antonio Bresciani: “la corte di Matilda era specchio di ogni virtù e palestra della più eroica pietà, saldezza e costanza cristiana in riverire e difendere la chiesa rubata, vilipesa e oppressa (…)”.

Scuola Veneta. Matilde di Canossa . Secolo XIV, fine . Affresco staccato, cm 53 x 50. Collezione privata. Provenienza: Verona, chiesa della Santissima Trinità. Tratto da P. Golinelli, I mille volti di Matilde. Immagini di un mito nei secoli, Milano, 24 Ore Cultura, 2003

La diplomatica Matilde, Matilde la guerriera

Il mito della Matilde guerriera ha sicuramente le sue radici nel fatto che per quarant’anni ininterrotti e fino alla sua morte nel 1115, la donna governerà da sola il suo immenso territorio. Si dice che perfino in età avanzata mise in riga la sua città natale Mantova, che si era ribellata dopo aver ricevuto la finta notizia della sua morte. Inoltre, c’è chi si avvale direttamente dell’origine germanica del suo nome, che significherebbe “potente in battaglia”, per giustificare che la piccola Matilde era stata prescelta per difendere i suoi valori in guerra. Più che “potente”, i partigiani del re alimentano l’immagine di una donna spavalda e spietata che avrebbe addirittura partecipato in prima persona alla famosa battaglia della Nebbia ordinata da Enrico IV quando scese per la seconda volta in Italia in cerca di vendetta dopo l’episodio di Canossa. Sfruttando le condizioni climatiche e il terreno impervio favorevole a chi conosce bene la regione, le truppe matildiche guidate dalla Grancontessa in persona avrebbero sconfitto l’esercito del re. L’ipotesi di una sua partecipazione in prima persona si rivelerà in seguito improbabile. Ciò nonostante, viene spesso ricordata come una donna che, citando Petrarca, “conduceva con animo virile le guerre (…) ferocissima verso i nemici”. D’altro canto, questo suo valore militare viene spesso estrapolato in modo da sottolinearne i valori cristiani, quasi al pari dell’Orlando della famosa canzone francese. Le varie leggende ne fanno una portabandiera della cristianità, una guerriera vigorosa, nobile e astuta pronta a combattere il potere imperiale. Silvano Razzi, che ne scrisse una biografia alla fine del Cinquecento la paragona ai più saggi e valorosi principi, mentre Antonio Bresciani scrive addirittura che “il suo cavallo parea quasi superbo di portar la bella guerriera”. 

Sepolcro della Contessa Matilde – Bernini – Chiesa di San Pietro – Roma. Fonte Archivio Zeri

La casta Matilde, Matilde la strega

🏰 La sua fede incondizionata viene anche sottolineata nelle opere che la ritraggono con un melograno in mano – qualcuno sostiene anche che dietro la Bonissima di Modena si nasconderebbe proprio la figura di Matilde – simbolo della Chiesa unita e dei cristiani fedeli alla loro protettrice. Tuttavia, il melograno è anche simbolo di castità e questo aspetto parteciperà ampiamente ad infoltire le già numerose leggende attorno alla figura di Matilde. I sostenitori della donna affermano che tra i suoi due matrimoni, entrambi andati in fumo dopo poco tempo, avrebbe condotto una vita casta nonostante fosse bella e sensuale, con i “capelli biondi quasi rossi, ilare in volto, i denti grandi e uguali”, secondo il suo primo biografo Donizone. Si narra persino che quando arrivavano pretendenti da terre lontane, lei sfoggiasse una mucca grassa dimostrando così ai suoi ammiratori che viveva nell’abbondanza e che non necessitava nessuna protezione maschile. A meno che non fosse per avvertire i suoi nemici che se si avventurassero nei sentieri scoscesi che proteggono il castello, sarebbero morti prima che lei esaurisse i viveri. 🐮
Secondo altri biografi invece Matilde rimarrà addirittura vergine. Prova di ciò è che non lascerà nessun erede se non il figlio adottato Guido Guerra. Lo storico francese Amédée Renée scriverà nell’Ottocento: “il suo unico erede era la Santa Sede, che rappresentava per lei la fede e l’Italia, ed era il suo unico amore”. In realtà, Matilde diede alla luce una bambina nata dalla sua prima unione con Goffredo il Gobbo. Oltre a deludere le attese di colui che sognava il grande guerriero che avrebbe garantito la continuità della stirpe, la piccola, chiamata Beatrice in omaggio a la madre di Matilde, morì ancora in fasce. La donna fu allora accusata dal popolo di Lorena, di cui Goffredo era Duca, di portare il malocchio. Non ci volle altro per indurla a tornare vicino a sua madre a Mantova, lei che fu costretta ad accettare l’unione della figlia con la progenie del nuovo marito sposato dopo l’uccisione del padre di Matilde. Va anche detto che il rapporto tra Matilde e suo marito era tutt’altro che favoloso. Le nozze celebrate in fretta e furia al capezzale del suocero come convenuto quando lei era ancora una bambina la uniscono ad un uomo che, come suggerisce il nome, era affetto da particolarità fisiche che ne avrebbero rallegrate poche. Malgrado gli sforzi di Goffredo per convincerla a tornare, il matrimonio venne sciolto soltanto pochi anni dopo: secondo i detrattori di Matilde, fu proprio lei ad ordinare l’atroce uccisione del marito. La tesi già popolare trova altri riscontri nel fatto che questa donna, seppur devota, non fece nessuna donazione per la salvezza dell’anima del defunto.
⚔️ Pochi mesi dopo, Matilde perde anche la madre. Ha trent’anni quando le viene affidato l’intero territorio dei Canossa, poiché il fratello Federico e la sorella Beatrice morirono precocemente anni prima, probabilmente avvelenati. Vedova e orfana, dimostra in molte occasioni di saper gestire il dominio da sola come nella famosa faccenda del castello di Canossa.

Protome con figura di donna (Matilde di Ca­nossa) Secolo XIII, inizi Busto lapideo Lucca, cattedrale di San Martino, portico, arco sul lato nord, esterno. Tratto da P. Golinelli, I mille volti di Matilde. Immagini di un mito nei secoli, Milano, 24 Ore Cultura, 2003

Alla donna la prima mossa in amore

Eppure, dopo la terza visita di Enrico IV in Italia, pronto a dare battaglia alla Grancontessa una volta per tutte, si ritrova con le spalle al muro. Ha quarantatré anni e lo sa, si deve alleare.
“Non per leggerezza femminile o per temerarietà, ma per il bene di tutto il mio regno, ti invio questa lettera accogliendo la quale tu accogli me e tutto il governo della Longobardia. Ti darò tante città tanti castelli tanti nobili palazzi, oro ed argento a dismisura e soprattutto tu avrai un nome famoso, se ti renderai a me caro; e non segnarmi per l’audacia perché per prima ti assalgo col discorso. È lecito sia al sesso maschile che a quello femminile aspirare ad una legittima unione e non fa differenza se sia l’uomo o la donna a toccare la prima linea dell’amore, solo che raggiunga un matrimonio indissolubile. Addio”. Cosma di Praga ci riporta la lettera che Matilde inviò al sedicenne Guelfo V, affiliato ai duchi di Baviera altrettanto contrari al potere imperiale di Enrico IV. Il matrimonio si rivelò inutile poiché Matilde venne lo stesso spossessata da quasi tutti i suoi beni e solo quattro castelli le rimasero fedeli. Dovrà aspettare l’arrivo in Italia di Enrico V, ribellatosi contro il padre, per recuperare parte delle sue terre. Il giovane Guelfo, per di più, non poté mai dare un erede a Matilde. L’argomento nutrì per molto tempo l’immaginazione straripante dei suoi detrattori: certi sostengono che Guelfo fosse impotente, forse per un maleficio lanciato sulla felice coppia. Altri invece affermano che il sedicenne rifiutò semplicemente di unirsi a questa donna nonostante gli sforzi da lei impiegati, dopodiché lo avrebbe maltrattato e insultato prima di cacciarlo dal proprio castello.
👑Ben lontani dal difendere la verginità e la castità di Matilde, certi suoi nemici sostengono che la donna ebbe una moltitudine di amanti, fra cui uno di particolare spicco. Scrive il monaco francese Lambert, ben informato delle voci che si spargevano tra il clero al tempo di Matilde: “giorno e notte, contro ogni senso del pudore, Matilde si abbandonava agli amori criminali del pontefice”. Smentisce in qualche modo lo storico ottocentesco Amédée Renée affermando che la Grancontessa “si conceda meno all’uomo che alla causa che rappresenta”.
⛪ L’ineccepibile devozione di Matilde alla Chiesa, lontana dall’essere ispirata da qualche storia d’amore proibita con Gregorio VII, risale in effetti alla sua infanzia. Dopo la morte prematura del padre durante una battuta di caccia e dei fratelli di Matilde, la madre cerca protezione proprio presso la Chiesa che fornisce alla piccola famiglia. Si tratta di un aiuto prezioso che Matilde non si dimenticherà mai. La sua fede cristiana è solida, così come la sua devozione alla Chiesa a cui lascerà in eredità tutti i suoi beni. La sua firma sarà sempre la stessa: “Matilda, che se è qualcosa, lo è per grazia di Dio”. Inoltre, convinta di agire per il solo amore della religione, si fa chiamare “figlia di Pietro”, cosa che sottolineerà Gregorio VII nelle tenere lettere che le manderà in età avanzata. In vecchiaia, Matilde si farà costruire una cappella dedicata a San Giacomo nella sua stanza del monastero San Benedetto Polirone, fondato da suo avo Tedaldo di Canossa. Finirà i suoi giorni in questa zona rurale, pregando con fervore per la sua salvezza.

La centesima chiesa di Matilde

Tra digiuni mistici e sogni di abbandonare il campo di battaglia per il convento, Matilde desiderava anche diventare una sacerdotessa, una follia per una donna del suo tempo. Se lo fece però promettere dall’astuto Papa Gregorio VII che le ordinò in cambio la costruzione di cento chiese. Secondo la leggenda, la generosa e determinata Matilde sarebbe riuscita a farne edificare novantanove, fermata nella straordinaria impresa dalla morte. A meno che non si sia spenta proprio mentre alzava il calice per celebrare la messa. O che fosse stata interrotta in extremis dal Papa distruggendo poi l’edificio per la frustrazione, perché come per tutte le leggende che circondano Matilde, sono numerose e a volte contraddittorie. 
🌹La storia di Matilde di Canossa, una delle figure femminile più potenti della nostra storia, è stata arricchita di leggende diverse a seconda delle epoche e di chi le era sostenitore o nemico. Persino i suoi biografi hanno scelto di tramandarci questa parte di mito, facendo maturare in noi l’idea di una donna fuori dal normale, quasi fosse anche un po’ maga. Scrive Domenico Mellini, un altro suo biografo cinquecentesco, che Matilde: “sopra la comune condizione delle donne fu graziosa, eloquente, umana, affabile, clemente, liberale prudente e magnanima, religiosa, umile, caritatevole, devota…”. Pensiamo anche che fosse colta, e che conosceva sia la “lingua dei Teutoni che la garrula dei francesi”, secondo Donizone. Questa donna che ci affascina tutt’oggi non poteva essere banale. A costo di strafare e di romanzare la sua vita, tanti hanno contribuito attraverso i secoli a costruire il suo mito al fine di far risplendere tutt’oggi questa donna di potere che tanto ha segnato un’epoca che in fin dei conti non ci sembra più così lontana. 

Fonti

Ilaria Sabbatini, Matilde di Canossa, su Enciclopedia delle Donne.
Glauco Maria Cantarella, L’Immortale Matilde di Canossa, in: Matilde e il tesoro dei Canossa. Tra Castelli e città S.50-67
Vittorio Ferorelli, Canossa: Le leggende di Matilde, 30/01/2020, Radio Emilia Romagna, tratto da Federica Soncini e Gigi Cavalli Cocchi, CANOSSA: LE LEGGENDE DI MATILDE, Canossa, Edizioni “Andare a Canossa”, 2019
MATILDE DI CANOSSA TRA STORIA E LEGGENDA MARCELLO CAVAZZA, Relazione presentata agli Incontri di Studio del M.AE.S. del 13 maggio 2005.
Jolanda Leccese, Matilda di Canossa (1046-1115), la donna che mutò il corso della storia, 9/11/2016, pubblicato su Leggere Donna.
Paoli Maria Pia. La donna e il melograno. Biografie di Matilde di Canossa (secoli XVI-XVII). In : Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée, tome 113, n°1. 2001. Alle origini della biografia femminile: dal modello alla storia. Actes du colloque organisé par le Dipartimento di storia dell’Università degli studi di Firenze, l’École française de Rome et le Comune di Firenze «Progetto donna», Florence 11 et 12 juin 1999. pp. 173-215.
Citazioni tratte da:
Donizone, Vita Mathildis, 1111-1116, trad. di P. Golinelli (2008). 
A. Renée, La Grande Italienne (Mathilde de Toscane), Firmin Didot frères, fils & Cie & E. Dentu, Paris 1859.
A. Bresciani, La Contessa Matilde di Canossa e Iolanda di Groninga, Boniardi-Pogliani, Milano,1858.
D. Mellini, Trattato di Domenico di Guido Mellini, dell’origine, fatti, costumi, e lodi di Matelda, la gran contessa d’Italia… Giunti, Firenze, 1589.

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