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La dolcezza della pioggia di Napoli, ovvero l’arte della malinconia

Vilhelm Hammershøi: Hvile, Repos, 1905,

Ho appreso a vivere semplice e saggia

… e a vagare a lungo prima di sera

per fiaccare un’inutile angoscia

Anna Achmatova

E’ l’ora blu: quell’ora del crepuscolo in cui i pensieri si confondono, la realtà si complica, la coscienza si fa più acuta e non si vuol più fingere di essere allegri … è capitato a tutti, lo sappiamo, eppure in quei momenti – strano paradosso – siamo soli e perduti nel cosmo, e le nostre angoscie non assomigliano a quelle di nessun altro. Cosa fare, come reagire? Ha senso combattere con la forza contro quest’oscura massa informe? In quest’oggi così carico di incertezze, in cui i riti sociali non possono più confortarci, abbiamo deciso di pubblicare l’articolo più poetico e metafisico di Sara D’Ippolito: una lenta passeggiata sul lungomare di Napoli in un giorno di pioggia, in cui ogni passo è un’immersione nella storia, l’occasione di un pensiero, la confessione di una malinconia.

Pablo Picasso, 1902-03, Femme accroupie, Stoccarda, Staatsgalerie

Protagonista del racconto è uno scrittore solitario, che indaga stupito e ironico lo spazio cittadino come fosse una foresta di simboli, un “botanico della città”, quello che Baudelaire e Benjamin chiamavano flâneur: a cercare il termine su Wikipedia troveremo due città accostate a questa strana attività – Parigi e Napoli. Non sarà un caso. Forse il coraggio di questa città non si estrinseca solo negli atti eclatanti, nelle trovate geniali, nelle solari esuberanze con cui rallega e diverte tutto il mondo da secoli … Forse, è arrivato il momento di celebrare la malinconia di questa città, l’inquietudine di questo mare in cui bisogna immergersi fino in fondo, finché non diventa amico, finché non arriva a bagnarla davvero, la città, restituendole la forza per un sorriso autentico. Buona lettura (S.C.)

Ma come, Napoli sotto la pioggia?

Passo dopo passo – un blues per via Caracciolo 

di Sara D’Ippolito

Il mare non ha storia. La sabbia cancella i tuoi passi. I gabbiani non sanno chi sei…

Freddo. Vento. Pioggia a tratti. Sulla promenade che scorre lenta in faccia al Vesuvio uno scrittore solitario, vagabondo fuori stagione, si aggira in cerca di ispirazione, lo sguardo muto a osservare il profilo segreto dell’antica Partenope: il capo ad oriente, su a Capodimonte, ed il piede ad occidente, giù al promontorio di Posillipo, pausa del dolore delle ville d’otium romane. E ancora, passo dopo passo: Castel dell’Ovo. Mergellina. Palme scarmigliate e foglie secche in giro per l’aria umida rivelano storie dimenticate.

Francesco De Gregorio, Ritratto dell’ammiraglio Caracciolo

Francesco Caracciolo, ammiraglio dell’esercito delle Due Sicilie ed in seguito eroe della Repubblica Partenopea, venne impiccato nel 1799 dall’ammiraglio Nelson all’albero maestro della sua nave e gettato nelle acque del Golfo di Napoli.  Il cadavere riemerse e fu raccolto sul litorale di Santa Lucia. Il mare prende, il mare dà.

Carlo Knight racconta sul Corriere del Mezzogiorno “La vera storia della Colonna spezzata e il mancato monumento a Caracciolo “

Oggi alberghi vuoti d’avventure estive stingono malinconicamente le tinteggiature primaverili. Il mare avanza, il mare indietreggia. C’è anche chi si ostina a correre in pantaloncini attillati e ipod alle orecchie, ma sono in pochi. Lo scrittore annota, il mare cancella. Disperde le tracce. Il mare d’inverno è un film in bianco e nero per attori fuori stagione. Nel vuoto pomeriggio domenicale anche i turisti tedeschi rinunciano alle guide Routard. Tutto per sé resta il bagnasciuga. Il mare è grigio, blu, nero, verde a tratti, una massa d’energia incurabilmente in movimento che rimesta pensieri e ricordi. Una scritta su una pietra del lungomare afferma: “L’amore conta”. Ma tutti gli innamorati oggi si sono dati alla fuga. Anche i chioschi chiudono in fretta. E dai ristoranti sconsolati escono a fumare nella pioggia camerieri forzatamente ignavi.

Edward Hopper – Nighthawks (dettaglio)

E più l’anima si allarga al respiro del sale più sperduta si fa la figura del solitario testimone nella sera che avanza nel chiacchiericcio sfuocato dei passanti e in quell’odore di marine fritture di ristoranti che non lo conoscono e che lui non conosce. E lui che aspirava solo al sospeso silenzio del mare nel discendere al porto (pescatori ostinati erano di guardia alle reti ma fu un gabbiano quello che prese all’amo i suoi occhi e li lanciò nell’azzurro) si fa poi sorprendere a un tratto dal cielo quando cessa la pioggia e tutto si fa brillare di rosa e d’azzurro e le nubi si fanno tele d’un impressionismo d’altro secolo e lo sguardo vorrebbe farsi volo.

Cosa è la Malinconia, insomma?
Uno dei quattro “temperamenti” umani, diceva Ippocrate, padre della medicina (collerico, flemmatico, sanguigno gli altri tre), legato, secondo l’astrologo Antioco d’Atene, all’influsso di Saturno. E se sei di temperamento malinconico, Ippocrate consiglia di mangiare mandorle, mele dolci, asparagi, datteri, fichi, uva, more, e vino rosso.

Ma le cose hanno più eternità degli uomini. Anche se un pescatore in barca sa galleggiare placidamente all’orizzonte.

E se avessi una donna, pensa lo scrittore, verrebbe dal mare. Se avessi una donna, pensa, il vento le strapperebbe il cappello e le onde glielo porterebbero via. Solo una macchia rossa su fondo blu all’orizzonte. Ma niente sentimentalismi. Siamo qui per ascoltare, si rimprovera lo scrittore, non per raccontare. E le acque sono divinità gelose. Ma al tramonto i bambini schiamazzano liberi sulle loro biciclette o calpestano con violenza le pozzanghere che la pioggia ha creato sulla passeggiata del lungomare. 

Edvard Munch, Melancholy, 1894, collezione privata
… è sera. Sto camminando lungo la riva e la luce della luna filtra attraverso le nuvole. Un uomo e una donna camminano ora sul lungo molo verso la barca gialla, dietro di loro un uomo porta dei remi. […] Salgono in barca, lui e lei. […] La barca diventa sempre più piccola e le remate riecheggiano sulla superficie del mare. Io mi sento solo, piatto. Le onde si sollevano e si infrangono sul molo. Là fuori l’isola sorride nella tiepida nottata estiva …
(Edward Munch)

La Caracciolo era una pirocorvetta della Regia Marina che, dopo la radiazione, venne impiegata come Nave Scuola per scugnizzi. Varata il 18 gennaio 1869, compì il giro del mondo, totalizzando 35.374 miglia trascorse in mare, con scopi diplomatici, scientifici, addestrativi, commerciali ed idrografici, superando varie difficoltà e toccando spesso località scosse da guerre od epidemie. Attraversò il canale di Suez, costeggiò la Patagonia dove esplorò una baia non segnata sulle carte, che prese il nome di «Baia Caracciolo»dando nomi di membri dell’equipaggio a montagne, isole e scogli.

Più volte il comandante della nave aiutò membri in difficoltà delle comunità italiane di immigrati nelle controversie con le autorità locali, in occasioni di false accuse e casi sospetti. Emilio Salgari, tra l’altro, ne trasse spunto per i suoi racconti. Nel 1895, ormai vetusta, venne privata dell’apparato motore.

Nel 1913, ormai destinata alla demolizione, venne donata alla città di Napoli per farne una nave scuola (o «nave asilo») per il recupero di bambini e ragazzi abbandonati, per sottrarli a miseria e delinquenza. Per alcuni decenni gli scugnizzi napoletani vennero pedagogicamente trasformati sulla nave Caracciolo in sani marinaretti, una “Montessori del mare” che poi l’Opera Nazionale Balilla nel 1928 inglobò. Il mare si gonfia, il mare cala. 

Domenico Fetti, La Meditazione, 1618, Gallerie dell’Accademia di Venezia
C’è una malinconia che viene dall’ozio, una malinconia che viene dall’accidia … e poi, ci dicono, c’è la malinconia che porta a distinguere tra vanità ed essenza, e ci accompagna verso la conoscenza …

E mi chiedo, pensa lo scrittore, se le onde recano in sé le tracce e il mistero del tempo, come rughe invisibili impresse nel cuore di un uomo. E già si srotola come ogni sera la pellicola del mare e delle luci sul molo. Ma vuota resta la sabbia di asciugamani e di risa. E lo scrittore solitario ancora e ancora prova a cogliere di sorpresa il giorno prima che giunga la notte. Ma l’occhio s’inganna e la prima stella è già apparsa. Fa niente. Lo scrittore triste avanza in cerca di storie nascoste fra i ciottoli dei viali abbandonati della Villa comunale.

Giorgio de Chirico, Mistero e malinconia di una strada, 1914, New Canaan (Connecticut), Collezione privata.

… Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone …
E. Montale, I Limoni, 1925, estratto

La stazione zoologica nella Villa Comunale venne fondata nel 1872 dallo scienziato tedesco Dohrn.Al suo interno si trovaun acquario, il più antico d’Italia. Dohrn fu scienziato e sognatore, studioso della fauna marina. Concepì un piano per coprire il globo terracqueo di una rete di stazioni di ricerca zoologiche, analogo alle stazioni ferroviarie, dove gli scienziati avrebbero potuto fermarsi, fare osservazioni e condurre esperimenti, prima di spostarsi verso la stazione successiva. Fu questa l’opera di tutta la sua vita.

Così scrisse verso la fine dei suoi giorni: “Certo l’impresa divora le mie migliori energie, i miei migliori interessi, ma pure è così grandiosa, assume delle proporzioni così gigantesche da darmi una felicità immensa… Ecco io m’illudo che il vero scopo della mia vita sia stato quello di creare questo grande laboratorio. Eppure non è vero. Volevo qualcosa di diverso. Chissà se ci arriverò? Volevo creare spiritualmente, vivere spiritualmente, concludere la mia esistenza in un’atmosfera di civiltà interiore. Ma ai tempi nostri ciò è più difficile di prima: la selvaggia, precipitosa vita di oggi trascina via anche chi voglia opporre resiste ma … Lo trascina, Dio sa dove”. Il mare è creatura, il mare è metafora. 

La Stazione Zoologica Anton Dohr ha riaperto i battenti nel febbraio 2020, appena prima della chiusura di tutto. Consigliamo di esplorare il sito , attraverso tartarughe, squali e coralli, seguendo la scia del fumo del sigaro di Felix Anton Dohrn

Sotto il calore artificiale di uno di quegli strani funghi a gas, seduto a un tavolo per fumatori irriducibili e amanti dei paesaggi a ogni stagione e temperatura, stancamente riflette ormai l’intirizzito scrittore sul malinconico scarto che c’è fra i bar visti da fuori e vissuti da dentro. E chissà perché poi sulla riva del mare non ci sono mai chiese aperte per pregare. Trovi solo bar per sedere e fantasticare.

Geertgen tot Sint Jans, San Giovanni Battista, 1490 ca, Berlino, Staatliche Museen

… e se il bar fosse solo l’anticamera dell’eremitaggio?

Eppure ci sono chiese sulla cima dei monti. E anche eremi e monasteri. E mi ricordo che vissero sulla riva del mare 12 pescatori di pesci che poi divennero pescatori di uomini … Ma ormai si è fatta sera e salpano festose le navi da crociera inghirlandate di luci colorate. 

La Madonna della gatta è un dipinto eseguito da Giulio Romano tra il 1522 e il 1523, probabilmente su disegno di Raffaello, e conservato nel Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli.

La Perla è un dipinto di Giulio Romano su disegno di Raffaello, databile al 15181520 circa e attualmente conservato nel Museo del Prado di Madrid.

La Malinconia della Preveggenza. Ecco come Raffaello attraverso Giulio Romano, ci racconta il misterioso paradosso, triste e luminoso, di chi sa: la nonna e il padre putativo del Bimbo, ne intuiscono il destino crudele, ma anche il miracoloso riscatto finale.

Santa Restituta, patrona di Napoli, vergine e martire, nacque in Africa.Nell’anno 284 la giovane venne flagellata crudelmente quindi venne posta su una barca carica di stoppa. La vecchia barca priva di remi e di vele venne rimorchiata al largo della costa e qui venne appiccato il fuoco. Le fiamme risparmiarono però il corpo della giovane. La leggenda racconta che apparve allora un angelo del Signore e le sue ali sospinsero la barca fino all’Isola di Ischia, alla Baia di San Montano, dove miracolosamente attraccò. In breve sui declivi dell’isola si diffuse un nuovo profumo: sulla sabbia fiorirono i gigli.Il mare consuma, il mare consola. 

Santa Restituta
La Madonna delle conchiglie …

Intanto i gabbiani zampettano sicuri sulla sabbia e i gatti hanno fatto propri i pietroni deserti. Un armonico accordo fra il regno minerale e quello animale che solo il ballonzolare furbesco di un topo losco può turbare. Ma ci pensano le onde a ricreare l’armonia disegnando pennellate di luce sullo specchio cupo delle acque. Per oggi basta. Niente più storie verranno dal mare. 

Al fondo del canto più triste del mondo c’è un segreto, e riguarda l’arte della felicità
Play!

It’s rainin’, it’s stormin’ on the sea… I feel like somebody has shipwrecked for me” suona un blues nella testa dello scrittore. Il mare è ora quieto, il mare è placato.

L’arte della Felicità
ovvero Napoli sotto la pioggia,
ovvero il miracolo dell’arte a cavallo di un gabbiano.

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per approfondire il tema della malinconia rimandiamo a questo articolo

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