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Donne&Dante: Giacinta, l’attrice che anticipò Benigni di un secolo

” Due celebri attrici italiane portarono la Commedia sulle scene, contribuendo a stabilizzare un repertorio dantesco nel teatro ottocentesco dentro e fuori l’Italia: l’una, Giulia Calame, al fianco di Gustavo Modena nelle sue ‘dantate’; l’altra, Giacinta Pezzana in grado di dare vita ad un one woman show. “

La seconda metà dell’Ottocento vede l’affacciarsi sulla scena della critica, della letteratura e delle celebrazioni dantesche importanti figure femminili una cui bella galleria è proposta da Rossella Bonfatti in ” Dante e il Risorgimento educatore delle donne: percorsi anglo-italiani ” nel 2014. Da questa carrellata, su cui speriamo un giorno di poterci soffermare più a lungo, estrapoliamo il profilo di Giacinta Pezzana, che più di cento anni fa portò in tournée in Sud America le “Veladas Dantescas”: “vere «intellectual luxuries», importanti studi scenici, che prevedevano un’accurata selezione dei canti da declamare, l’ordine della loro presentazione e la messa a punto dei tempi della presenza scenica”.

Nata a Torino il 28 gennaio 1841, Giacinta Pezzana come molti grandi artisti iniziò la sua carriera con la bocciatura dell’Accademia Filodrammatica di Torino (che però l’accolse l’anno successivo), fece parte di diverse compagnie di spicco fino a recitare con Ernesto Rossi, il grande attore italiano che fu tra gli ispiratori del sistema di K. S. Stanislavskij. L’interpretazione che la rese più celebre fu quella della mamma nel dramma Teresa Raquin, debuttato proprio a Napoli nel 1879, in cui recitava anche una giovanissima Eleonora Duse – che guardò sempre alla Pezzana come alla sua grande maestra.

Giacinta Pezzana (a destra), con Dillo Lombardi e Maria Carmi in una scena di Thérèse Raquin. Secondo il suo biografo Celso Salvini, la scelta consapevole di impersonare proprio la madre di Thérèse, anziana e paralitica, e quindi il rifiuto di adeguarsi alle norme estetiche in vigore partecipò a compromettere la sua carriera in ancora giovane età.

Ecco dunque questa attrice statuaria, dalla recitazione asciutta, priva di melodramma, antesignana dello stile “naturale”, che nella metà degli anni ’70 non nel Novecento, ma dell’Ottocento, gira il Sud America con uno spettacolo dedicato alla Divina Commedia, una “performanza” – il termine già esisteva! – in cui alternava recitazione e prosa per raccontare quel che i versi avrebbero poi detto.

Da Buenos Aires a Montevideo, territori segnati dalla larga espansione della cultura italiana, Giacinta Pezzana riceve l’appoggio del pubblico e i riconoscimenti della critica. Non solo la recitazione dei canti scelti è innovativa, ma lo è anche il format adottato: portata dalla voglia di soffermarsi sulla figura femminile del capolavoro di Dante, il programma da lei stabilito prevede anche una conferenza sul tema “Dante y la mujer”, dove esamina il ruolo della donna – in questo caso preciso, ovviamente, Beatrice – in quanto musa “ispiratrice di magnanime imprese”.

Locandina di una “Serata Dantesca”. Le esibizioni in teatri italiani come il Politeama di Napoli non ricevettero, almeno agli inizi, il successo che troveranno poi nel Sudamerica: venne messa in dubbio la possibilità stessa di recitare Dante su un palcoscenico senza perderne la “superba archittetura”. Ciò porterà la Pezzana a affermare che bisogna: “propinare Dante a pillole, anzi a granelli omeopatici, perché in forti dosi produce, sugli stomachi deboli del giorno, delle gastroenteriti”. 

L’Esposizione Universale del 1900 la vede protagonista a Parigi di una nuova versione dello spettacolo, adattata al pubblico cosmopolita (si era previsto infatti di distribuire i testi tradotti in francese all’entrata) accompagnata dalla Dante-Symphonie di Lizt e da «Luce persa per l’Inferno, verdognola pel Purgatorio, e bianco-cilestrina pel Paradiso», con l’obiettivo di attirare maggiori uditori, portando oltralpe “ciò che vi possa essere di più alto, intellettualmente, in Italia”.

In evoluzione perenne, trasformandosi al contatto con lo spettatore, la Commedia di Giacinta Pezzana continuerà la sua vita anche in Italia con toni diversi: “l’attrice deciderà infine di «non leggere Dante ma dirlo, di viverlo», preferendo in tal modo una recitazione calda e partecipata, basata sul dire e insieme commentare le terzine dantesche, così unificando il paradigma di un teatro morale e quello di un teatro popolare, capace di far incontrare la poesia nei teatri e nelle piazze.”

FontI principalI

Rossella Bonfatti, Dante e il Risorgimento educatore delle donne: percorsi anglo-italiani, in I cantieri dell’italianistica. Ricerca, didattica e organizzazione agli inizi del XXI secolo. Atti del XVII congresso dell’ADI – Associazione degli Italianisti (Roma Sapienza, 18-21 settembre 2013), a cura di B. Alfonzetti, G. Baldassarri e F. Tomasi, Roma, Adi editore, 2014

Andrea Simone, Dante in scena. Percorsi di una ricezione: dalla fine dell’Ancien Régime al grande attore.

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