Gusci, accoppiamenti e rinascite dalla creazione del mondo all’amore cristiano

Per cominciare … com’è iniziato?
È nato prima l’uovo o la gallina? No, non è il momento di aprire una discussione secolare, che ha coinvolto filosofi, scienziati e teologi fino ai moderni opinionisti e agli avventori da bar… Il paradosso va da sé: non può nascere prima la gallina poiché è dall’uovo che nasce la gallina, ma non può esistere l’uovo senza gallina poiché è la gallina a deporre l’uovo.
Sebbene oggigiorno la scienza abbia dato una risposta – è nato prima l’uovo, informatevi! – quello che qui più ci interessa è il significato millenario che c’è dietro all’uovo e il simbolismo condiviso da gran parte delle culture, da quelle antiche fino al Cristianesimo.

Uovo sostantivo femminile
La prima immagine che ci viene in mente quando pensiamo all’uovo è quella del pulcino che nasce da esso. Il miracolo creato all’interno del guscio ha quindi stimolato l’immaginario dell’uomo, che fin dall’alba dei tempi (o dall’albume!) ha visto l’uovo come un ricettacolo di vita, che con la sua forma perfetta, senza principio né fine come una sfera, assicura la propagazione della specie. Da ciò l’uovo come simbolo universale di fecondità e di vita eterna.
Diventa naturale quindi l’associazione al principio femminile, poiché è la “Donna” a produrre l’ovulo il quale, una volta fecondato, darà origine alla nuova vita. Per questo nei culti antichi della Grande Madre, la divinità primordiale della terra, ritroviamo spesso la forma dell’uovo, come appare in alcune statue votive della dea, dove gli attributi femminili quali seni, glutei e pancia, sono ricalcati proprio da una forma rotondeggiante simile all’uovo.

Cosmo sostantivo femminile
Da una dimensione microcosmica – cioè il piccolo pulcino che esce dal guscio – siamo quindi passati a una dimensione più grande: la Terra, il mondo intero ovvero il macrocosmo. Poiché l’uomo e ogni creatura vivente si riflettono nell’universo e viceversa, secondo una visione tipicamente ermetica, l’uovo si carica di un nuovo significato: l’origine della vita diventa infatti l’origine del mondo, esemplificata dal cosiddetto “Uovo Cosmico”.
Molti miti antichi, infatti, raccontano le origini del mondo proprio a partire da un uovo. Sempre restando in tema dei culti della Grande Madre, possiamo citare un mito riferito alla dea Eurimone, la Cibele dei Frigi. Si dice che in principio la Dea emerse dal caos primordiale e che, una volta diviso il cielo dal mare, cominciò a danzare sulle onde. Sentendo il vento che soffiava da nord, le parve una cosa meravigliosa, e decise quindi di dare atto alla creazione: afferrò il vento e lo trasformò in un serpente. Allora la Dea, continuando a danzare in un modo tanto selvaggio quanto sensuale, finì per attrarre il desiderio del serpente, il quale si unì a lei. Da questa unione venne generato l’uovo cosmico, dal quale uscirono tutte le cose del creato. In seguito, il serpente si insuperbì, atteggiandosi a vero creatore del mondo. Allora la Dea, profondamente adirata, cacciò via il serpente, relegandolo nel buio delle caverne.



Uova indiane, balinesi, cinesi – con parti prematuri e voci di tuono
Da questo mito traspare già il legame ancestrale che sussiste tra il serpente e le forze creatrici, in seguito relegate nel mondo sotterraneo. Un motivo del genere lo troviamo già negli antichi Veda, le quattro raccolte di inni sacri della tradizione induista. Della storia della dea Vinata esistono molte versioni: Vinata salva i due figli in due uova, ma ne apre una prematuramente … ma è anche colei che depone l’uovo cosmico, dal quale nascerà un essere alato la cui prima opera sarà quella di riscattare la madre dal potere dei serpenti

Uova cosmiche in equilibrio (o sono noci di cocco?)
Anche presso i Celti troviamo l’uovo cosmico: si chiamava Glain ed era un uovo rosso deposto su una spiaggia da un rettile marino. Molto curiosa è, invece, una variante presente nel mito polinesiano, dove per le origini dell’universo si fa riferimento a una noce di cocco. Si tratta sicuramente di un adattamento regionale poiché anche la noce di cocco ha in realtà la forma di un uovo.
Anche nella religione taoista cinese è presente l’uovo come archetipo cosmogonico. Narra il mito che in origine c’era solo il Caos, il quale ad un certo punto cominciò a coagularsi in un Uovo Cosmico, all’interno del quale si stabilizzarono i principi primordiali Yin e Yang. Dal loro equilibrio nacque il dio Pangu, il quale spaccò l’uovo in due creando la Terra (Yin) e il Cielo (Yang). In seguito il dio sorresse il cielo e lo separò sempre di più dalla terra, aiutato in questa operazione da quattro animali, tra cui un dragone, simile quindi al serpente che abbiamo trovato negli altri miti. Una volta separati il cielo e la terra, Pangu terminò la creazione trasformando il suo respiro in vento, la sua voce in tuono, il suo occhio sinistro nel sole, quello destro nella luna e il resto del suo corpo in montagne.

Potremmo continuare all’infinito… come tante uova di Pasqua nascoste in ogni cultura del mondo! E a proposito di Pasqua, parliamo adesso dell’uovo nella tradizione cristiana.
Uova di Fenice tra le mani di Madonna
Nell’ambito della simbolistica, l’uovo è stato adottato soprattutto in relazione alla sua connessione con l’idea della nascita ad una nuova vita, ovvero alla resurrezione. In effetti, già nell’antico Egitto troviamo una relazione di questo genere, nel ben noto mito della Fenice, un uccello leggendario che può vivere fino a 500 anni. Quando questa si sentiva prossima alla morte, si ritirava in un luogo isolato e costruiva un nido a forma di uovo su una quercia, o una palma, intrecciando insieme ai ramoscelli anche arbusti di piante odorose, come l’incenso e lo spigonardo. Entrata nel nido, lasciava che il sole la incendiasse e la facesse bruciare completamente. Dopo la combustione completa, dalle ceneri rimaste emergeva un un uovo, che il sole faceva rapidamente crescere e maturare nell’arco di tre giorni. Da questo uovo rinasceva poi la nuova Fenice, giovane e potente, che volava via verso Heliopolis e andava a posarsi sull’Albero Sacro.
Ritornando al Cristianesimo, l’uovo diventa quindi simbolo della resurrezione di Cristo. In questa accezione, dunque, sono da interpretare le varie figure di Madonne che reggono in mano un uovo. La statua lignea della Madonna di Costantinopoli, posta all’interno della Collegiata di Santa Maria Maggiore, ad Alatri, ne costituisce un ottimo esempio.

Uova rinascimentali e altre meraviglie
Tuttavia il complesso di significati legati all’archetipo cosmogonico non viene dimenticato, ed è, ad esempio, in questa chiave che va letto il dipinto di Piero della Francesca, la Pala Montefeltro, conservata presso la Pinacoteca di Brera. Nel dipinto, troviamo la Madonna con il Bambino addormentato in grembo, circondata da una schiera di Santi. Davanti a lei, inginocchiato in adorazione, è ritratto Federico da Montefeltro, committente dell’opera. Il Bambino porta appeso al collo un ciondolo di corallo rosso, il cui colore, che rimanda a quello del sangue, è simbolo sia della Passione, sia della missione salvifica cui il Bambino sarà chiamato. Sullo sfondo, la nicchia semicircolare è sovrastata da una semicupola a forma di conchiglia, al centro della quale è appeso un uovo di struzzo. La conchiglia, che ricorda la nascita di Venere (celebre, ad esempio, quella di Botticelli), rappresenta qui la nuova Venere, Maria, simbolo di bellezza eterna ma anche della natura generatrice della Vergine.

Struzzi e cigni tra Grecia e Catalogna
L’uovo di struzzo appeso al soffitto della volta ricorda l’analogo uovo che veniva venerato nel tempio di Sparta, che era ritenuto come quello partorito da Leda. Secondo la mitologia greca, Leda, la regina moglie di Tindaro, re di Sparta, si trovava sulle sponde del fiume Euroto quando Zeus, invaghitosi di lei, la sedusse sotto la forma di un candido cigno e si accoppiò con lei. Le cose si complicarono quando quella stessa notte Leda giacque anche con suo marito. Il risultato fu che Leda partorì un uovo allo schiudersi del quale nacquero due gemelli, Castore e Polluce, insieme alla bellissima sorella Elena (che diverrà poi Elena di Troia). A commemorazione di questo mito, a Sparta, presso il tempio detto delle Leucippidi, si venerava il guscio spezzato di un uovo gigante, appeso con un filo sulla volta, che si riteneva essere l’uovo fatto da Leda.

La rappresentazione dell’uovo presente nel dipinto di Piero della Francesca vuole così anche precorrere la fecondazione di Maria tramite un’emanazione dello Spirito Santo, in forma di colomba, così come Leda venne fecondata dal dio Zeus in forma di cigno. Salvador Dalì riprenderà il simbolismo dell’uovo appena citato nella famosa “Madonna di Port Lligat” (1950), una versione surrealista della pala di Brera, nonché nella sua “Leda Atomica” (1949).


Rosse saran le uova che dono a te
L’usanza, invece, di regalare uova durante il giorno di Pasqua ha una tradizione molto antica, ben prima del Cristianesimo, e veniva fatta per celebrare l’inizio della primavera. Era un’usanza già diffusa presso gli antichi Persiani, e poi utilizzata anche dai Cinesi, dagli Egizi e dai Greci. I Romani, invece, usavano colorare le uova di rosso e sotterrarle nei campi, per propiziarsi la fertilità e l’abbondanza del raccolto.
Questo accostamento tra l’uovo e il colore rosso lo ritroviamo anche nella figura di Maria Maddalena. La leggenda tramanda che dopo la resurrezione di Cristo, Maria Maddalena si recò al cospetto dell’imperatore Tiberio mostrandogli un uovo, annunciando la resurrezione di Cristo. L’imperatore, incredulo, rispose che era impossibile per alcuno risorgere dai morti così come era impossibile per un uovo diventare tutto rosso. Immediatamente, come per miracolo, l’uovo della Maddalena si tinse di questo colore, che è il simbolo della regalità. L’uovo rosso rappresenta quindi la stirpe reale, in questo caso la nuova stirpe di Dio, nata attraverso la resurrezione di Cristo.

Pasqua in sale primaverile
Per concludere, quindi, con l’avvento del Cristianesimo, l’idea ancestrale del guscio in cui risiede il germe della vita è passato a significare il sepolcro dal quale Cristo è risorto, quindi non solo la rinascita della Natura ma dell’uomo stesso e di Cristo. Visto che comunque la data della Pasqua cade attorno all’inizio della Primavera, tutto il simbolismo associato alle uova venne, dopo l’avvento del Cristianesimo, spostato nella simbologia e nei riti legati a questa festività.
Perciò in occasione di Pasqua, cogliete l’occasione – o meglio ancora l’uovo! – per venirci a trovare al nostro museo. Tra i tanti presepi della nostra collazione ce ne sono alcuni davvero particolari, che si caricano di tutta la simbologia, il mito e la storia che abbiamo ripercorso in questo articolo. Accanto a gusci di noce, pistacchio e castagno, troviamo due presepi molto preziosi, tutt’e due all’interno di… indovinate? Un guscio d’uovo!





La scelta non è sicuramente dettata dal caso. Il miracolo, la nascita, la vita eterna e la fecondità: tutti questi elementi li ritroviamo sia nella natività di Cristo che nel simbolismo dell’uovo. Inoltre, la preziosa base di sale, che possiamo notare sotto uno dei due presepi, si carica di un altro significato evangelico: l’alleanza, duratura e incorruttibile, tra Dio e l’uomo. Tale simbolismo viene amplificato dall’ambientazione mediorientale, riconoscibile dalle palme e dalle piccole casette, che rappresenta il luogo della nascita di Cristo.

Il Natale si sbircia nell’uovo di Pasqua
Ma oltre a due gusci naturali, ne troviamo un altro, ancora più prezioso: un uovo fatto interamente di porcellana. Vero e proprio gioiellino della collezione, quest’uovo sembra quasi schiudersi davanti ai nostri occhi, mostrandoci la vita di un nuovo universo che sta per nascere. Attraverso una fenditura presente sul lato superiore del guscio – creata volutamente da Don Antonio, il nostro artista sacerdote – possiamo quindi scoprire un mondo magico e divino, alla presenza di un tenero Bambinello e la sua Sacra Famiglia. Insomma la bellezza della Natività racchiusa in un autentico “uovo cosmico”, tutto fatto di porcellana.




Gran finale con ovetto di bengalino e risveglio di bellezza
Se, invece, amate gli ovetti… ebbene sì: abbiamo anche quello. Un uovo di bengalino, piccolo piccolo, uno tra gli ultimi creati da don Antonio. In quest’uovo notiamo tutta l’arte e la spiritualità del nostro sacerdote, il quale nonostante la sua età – nel 1997 aveva già 80 anni! – continua a impressionare con la sua profonda vista a dir poco divina. All’interno di un fragile ovetto osserviamo una semplice scena familiare, con un Bimbo che pare già muovere i primi passi verso la madre, sostenuto dallo sguardo paterno.
Una natività semplice e delicata, dove Gesù sembra quasi abbandonarsi tra le braccia della madre, così come durante la sua Passione si abbandonerà tra le braccia del Padre, nella fiducia del suo dolce trionfo pasquale.

buona Pasqua dal Museodivino!