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Un presepe dal mare: l’origine del mondo in una conchiglia

Un presepe dal mare

Dopo la passeggiata tra le fiamme dell’Inferno sulle spiagge di Jesolo, vi riportiamo a Napoli, in pieno centro storico. Lì, in via Capitelli, l’antichissima ottica aperta nel 1802 dallo scienziato-letterato Raffaele Sacco: tra i vari strumenti, la famiglia conserva anche un bene a dir poco insolito da ricordare nel bel mezzo delle vacanze estive. Si tratta di un presepe, per di più perfettamente ancorato nella tradizione partenopea: dall’annunciazione ai pastori fino alla nascita del Bambino in una grotta posta al centro della scena passando dai commensali dell’osteria, non manca nulla.

Strana idea, quindi, quella di presentarvi una Natività proprio il giorno di Ferragosto, mentre il Natale sembra così lontano? Non tanto, se precisiamo che il presepe della Casa Sacco venne quasi interamente realizzato in conchiglie, cozze e vongole, e presentato su una pianta circolare, alla maniera del più classico dei castelli di sabbia.

Insieme della composizione del “presepino di conchiglie” della famiglia Sacco – foto di Massimo Velo.

Raffaele Sacco, lo scienziato-poeta che omaggia la tradizione partenopea

Seguendo la lunga tradizione dei medici-umanisti, dedicando la propria vita alla scienza quanto alla cultura, Raffaelle Sacco ha lasciato un segno indelebile nella storia partenopea. Non solo perché l’attività, ripresa dai discendenti – la famiglia Carelli – esiste tutt’ora, ma anche perché quell’ottico all’avanguardia è l’autore della famosissima “Te voglio bene assaje e tu nun pienze a me“, la canzone che ha attraversato i secoli e i confini della città di Napoli.

Ma se oggi ricordiamo Raffaele Sacco, non è né per il suo capolavoro musicale, né perché ha rivoluzionato il mondo dell’ottica con l’invenzione dell’aletoscopio destinato a verificare l’autenticità dei bolli, bensì perché ha lasciato in eredità alla propria famiglia una tradizione che tutt’ora viene conservata: quella del presepino di mare, quasi interamente fatto di conchiglie se si escludono i pastorelli realizzati in creta.

Per la creazione di questo suo presepe, Raffaele Sacco usa un materiale che sulle spiagge campane non manca: conchiglie, cozze, vongole e lumache, come elencati dallo scrittore Gennaro Borrelli nel libro da cui è tratto il titolo di questo articolo, “Un presepe dal mare, il presepe della famiglia Sacco”. Come quando il sacerdote Antonio Maria Esposito, l’artista dei presepi in miniatura custoditi negli spazi del Museodivino, andava per il Monte Faito a raccogliere degli elementi naturali per creare i suoi minuscoli presepi, così Raffaele Sacco si avvaleva di un materiale comune per raccontare la bellezza semplice della Natività ed omaggiare la natura anche in un presepe affollato e festante, strettamente legato alla tradizione partenopea.

Insieme della composizione del “presepino di conchiglie” della famiglia Sacco – foto di Massimo Velo.

Il tempo che passa e la resurrezione della natura

Dai personaggi vestiti alla moda seicentesca ai giubbotti dei giacobini che forse gli ricordano il suo primo maestro, il prete Marcello Scotto, vittima della caduta della Repubblica Napoletana nel 1799, fino alle “mosse e ampie gonne delle contadine” dell’Ottocento, il presepe della Casa Sacco sembra attraversare i secoli della storia partenopea. L’opera si presenta su una base che “elenca” tutti i materiali che vengono usati per formare le varie componenti del presepe.

Lì, la natura sembra adeguarsi al desiderio dell’artista: le conchiglie diventano i piatti dentro i quali mangiano gli ospiti dell’osteria, le telline bianche e rosa sono i fiori del monte e perfino i gusci delle cozze, sotto la luce, imitano il fuoco acceso dell’osteria. I sentieri sono invece fatti di sabbia vulcanica, simbolo del tempo che passa come il presepio è simbolo di rigenerazione. In effetti, per citare Roberto De Simone nel suo libro “Il presepe popolare napoletano”, la nascita del Bambino simboleggia la speranza che, dopo un lungo inverno, la natura possa risorgere.

Il “presepino di conchiglie” della famiglia Sacco (dettaglio) – foto di Massimo Velo.

L’origine del mondo in una conchiglia

E, a pensarci bene, quale materiale è più adatto di una conchiglia per rappresentare la nascita di Cristo? Secondo Botticelli, di cui ci siamo già occupate quando abbiamo studiato la figura della Matelda raccontata da Dante (sarebbe proprio lei, la Flora della famosa Primavera!), anche Venere nasce dentro una conchiglia, vero e proprio simbolo dell’origine del mondo. Ma non solo: rappresenta anche la fecondità, e grandi artisti rinascimentali come Piero della Francesca nella sua Pala di Brera hanno dipinto il Bambino e sua madre, al sicuro sotto un’enorme conchiglia.

Nascita di Venere (dettaglio), Sandro Botticelli, 1483-1485, Galleria degli Uffizi, Firenze.
Pala di Brera, Piero della Francesca, 1472-1473, Pinacoteca di Brera, Milano.

Nel presepe della Casa Sacco, nella scena più dolce di tutta l’opera, la capanna che fa da riparo al Bambino appena nato è circondata da piccoli rami di corallo rosso, colore del sangue e della vita.

Il “presepino di conchiglie” della famiglia Sacco (dettaglio)- foto di Massimo Velo.
Fonti

Tutte le citazioni sono tratte dal libro “Un presepe dal mare – il presepe della famiglia Sacco” di Gennaro Borrelli, consultabile al Museodivino.
“Storia delle Conchiglie”, Settemuse.it.

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