La Divina Commedia come viaggio alla scoperta del sé autentico
L’osservazione analitica del processo di individuazione psichica mediante le tre cantiche dantesche secondo lo studioso junghiano
Ospitiamo con grande gioia il primo articolo sul tema “Dante e la Psicanalisi” redatto dalla nostra nuova collaboratrice Luisa Aliotta: un viaggio attraverso il viaggio di Dante, lo sguardo della psicanalisi che rivela l’inaudita portata di autoconoscenza contenuta nella Divina Commedia. Buone scoperte a tutti!
S.C.
Scrutando il nostro essere
Durante la vita fatichiamo inevitabilmente a divenire ciò che siamo, ci rendiamo conto riflettendo attentamente che sembra non bastare la nostra esistenza per diventare ciò che siamo destinati ontologicamente ad essere.
L’uomo, suo malgrado, è vittima di forze istintuali che lo dominano al loro piacimento dall’interno e desidera ardentemente essere come vorrebbe, secondo uno schema mentale prefissato, sperando infine di superare il limite, andando oltre, secondo la curiosa maledizione di cui ci parla Freud: cercare il piacere al di là, il principio di piacere.
Widmann&Dante vis-à-vis.
Il sunto del nostro percorso esistenziale ritrova nell’opera di Claudio Widmann, eclettico scrittore di formazione junghiana, un punto di riferimento per rileggere e arricchire un capolavoro dell’umanità – ossia – la Divina Commedia
Una vera e propria esaltazione culturale o, meglio ancora, osservazione analitica del processo di individuazione psichica, mediante le tre cantiche dantesche: un viaggio al di là dell’inferno fino al raggiungimento di una visione paradisiaca, in cui l’inconscio non è più il nemico ma completamento della coscienza – una coscienza non più inibita ma che, anzi, dilata il sé.
Intensa esplorazione di vita, percorso trasmutativo, narrazione archetipica in cui gli archetipi vengono vissuti nella dimensione istintuale nell’inferno e gradualmente in forme sempre di più spiritualizzate, man mano che si raggiunge il punto apogeo, costellato dalla luce del paradiso. L’individuazione si sviluppa nella concretezza, un passaggio dalla dissociazione all’integrazione: tutto il viaggio è una tentazione di accostarci al fondo archetipico dell’esistenza. Oltretutto, l’Io di Widmann non prende mai il sopravvento ma, grazie alla sua capacità analitica, è in grado di rendere la narrazione estetica di Dante, pregna di contenuti inconsci, materiale facilmente “digeribile” dal punto di vista intellegibile.
Analisi diretta delle tre cantiche dantesche come luoghi psichici.
Si discute di verosimiglianze tra i mondi dell’aldilà e segmentazione della vita psichica: l’inferno ospita la psicologia dell’inconscio, luogo totalmente oscuro in cui predominano il caos, la promiscuità affettiva e l’immoralità. Luogo di effettiva incontinenza, malizia o meglio di matta bestialitade, una vera e propria possessione dell’Io, dominato da parte dell’inconscio che tradisce se stesso, gli affetti, senza riuscire a liberarsene, l’uomo è mostro senza redenzione alcuna. All’interno del purgatorio avviene un processo di risalita, che richiede impegno e sforzo.
L’Io scopre la propria edificazione, la fatica e il confronto con le proprie ombre: dalla sua potenza libidica, alla ricerca della definitiva consapevolezza di sé, fino all’unicità individuale. Lacerato dalle responsabilità, accetta la propria natura e cerca una lauta convivenza con la propria persona, fermo lì, su quella montagna psicocosmica, che spunta dal mare e svetta nel cielo.
Nel paradiso, luogo senza spazio che s’estende senza dimensioni al di là delle sfere celesti, attraverso il quale realizziamo di essere un’individualità più grande di ciò che pensiamo di essere, la nostra storia individuale s’intreccia con quella transgenerazionale e i progetti consci confluiscono in progettualità inconsce. Il Sé, è la totalità dell’individuo e l’ascensione attraverso i cieli è ricomposizione della totalità individuale.
Dal caos all’armonia nel suono e nello spazio
Le tre cantiche rivelano anche un percorso sensoriale a parte: all’interno dell’inferno si avvertono suoni cacofonici che travolgono il lettore, al fine di catapultarlo in un contesto di disperazione e caos; nel purgatorio, invece, una lieve musicalità prende forma per poi diventare pura e candida armonia all’interno del paradiso. Infine, un percorso spaziale, ci mostra i movimenti e i cambiamenti chiave: si scende e si sale, fino al paradiso, senza contare le cadute, perdite della coscienza che costituiscono punti di svolta e cambi di prospettiva, tutto ciò sta a significare che esistono dei passaggi trasformativi fondamentali che avvengono fuori dalla coscienza.
Non esiste “una via brevis”: l’esistenza come un lungo percorso analitico.
Un viaggio che non ammette sconti o scorciatoie: basti pensare che Dante si smarrisce all’imbrunire, esce all’alba e sale all’ora pomeridiana, a dimostrazione che la via brevis non esiste, e ce ne rendiamo conto inevitabilmente quando, all’inizio del cammino all’inferno, il sommo poeta si trova di fronte alle tre belve, senza sconti. Ecco che a accompagnare il pellegrino compare Virgilio, una guida-terapeuta che tanto ricorda, secondo Widmann, la figura dell’analista che indirizza, come se fosse un’ombra che ha “smarrito” la propria presenza fisica per evitare il rischio di diventare confidente o amico ma, allo stesso tempo, capace di ricevere la fiducia che merita per poter condurre il paziente nella corretta direzione. Attraverso una metodologia – a detta di Widmann – prettamente junghiana, Virgilio non fornisce effettive risposte, e neppure consola Dante, ma comprende il suo stato d’animo, la paura, crea un rapporto sinergetico intervenendo con una serie di narrazioni archetipiche, conducendolo implicitamente, attraverso il racconto di sogni e storie, nella direzione in cui si era precedentemente prefissato. Sotto questo punto di vista, la Divina Commedia diventa secondo Widmann anche una guida per gli analisti: la capacità di intercettare l’altro sul piano emotivo diventa un modo per guidare il paziente ad una sofferenza “giustificata”, che conduce direttamente, se ben diretta, alla liberazione, esattamente come Virgilio porta con sé Dante dall’Inferno fino al Paradiso, mostrandogli ogni singola tappa della vita per arrivare a “venirne fuori”.
Come direbbe Dante – giunto in paradiso:
“Trasumanar significar per verba non si poria; però l’essemplo basti a cui esperienza grazia serba”
per chi vuole approfondire …
Claudio Widmann è psicoanalista junghiano associato al CIPA e alla IAAP, è docente di psicologia analitica e di teoria del simbolismo presso varie Scuole di Psicoterapia.
Dal convegno scientifico, presentato dal prestigioso Istituto Ortofonologia, Dante & Jung: una relazione a distanza. Widmann, intervistato sapientemente, sviscera il proprio racconto per tirarne fuori aspetti inediti.