i presepi

più piccoli del mondo

»Dal dolore nasce un artista

Nel 1942, un ventitreenne di Castellammare di Stabia, Antonio Maria Esposito, spinto da una sentita vocazione religiosa entra in seminario. Sono anni duri, c’è la Guerra in corso. Pochi mesi dopo muore sua mamma, a cui era molto affezionato. Il dolore e la crisi spirituale che seguono questa perdita sembrano insuperabili, finché non diventano l’inizio di un viaggio nell’arte e nella bellezza che durerà per tutta la vita. In una scatolina di medicine appartenuta alla madre il giovane crea infatti il suo primo minuscolo presepe. Accorato omaggio alla memoria della figura amata e della Vergine, il presepe lo aiuta a ritrovare la pace e la serenità. Ma è anche la prima prova di un artista che negli anni troverà una tecnica del tutto originale per creare presepi sempre più piccoli.

Il primo presepe, creato nel 1941, possiede già tutte le caratteristiche che l’artista svilupperà nel tempo: la profondità del paesaggio dominato dalla natura, e la rappresentazione della Natività come momento tenero e fragile, cui i Re Magi sembrano fare da scudo protettivo.

»Una novità nella storia della miniatura

Don Antonio inventò una tecnica originale per la creazione delle sue minuscole opere d’arte. I personaggi più “grandi” sono alti 5 mm, il più piccolo è il Bambino del presepe in seme di canapa (1,2 mm). I corpi furono realizzati con sottili filamenti di pittura a olio lasciati asciugare per due mesi circa, finché non raggiungevano la consistenza per essere modellati. Pinzette e bisturi da microchirurgo erano gli strumenti che l’artista utilizzava normalmente, arrivando a creare lui stesso degli scalpellini. Uno di questi è conservato al Museodivino assieme alla sua lente d’ingrandimento. L’uso della pittura pura, per la scultura di figure umane, potrebbe essere stata utilizzata per la prima volta nella storia dell’arte della miniatura proprio per queste opere. Le teste e le mani dei personaggi sono invece granellini di polpa di pera, su cui con un pennello con un solo crine Don Antonio andava a disegnare i dettagli dei visi e dei capelli. Alcuni di questi particolari delle miniature sono visibili soltanto con gli ingrandimenti fotografici. I paesaggi sono fatti di elementi naturali: rametti, foglioline, pistilli, gemme, muschio… tutti i materiali organici, come i granelli di polpa di pera, furono immersi nella trementina, così da non deteriorarsi nel tempo.

Opera n°2

Questo è il presepe più “grande” creato da Don Antonio, una noce di cocco con più di venti personaggi, tre villaggi, un ponte, due sentieri, e poi la grotta, gli animali, il cielo, un laghetto e una cascata!

»Una novità nella storia della miniatura

“Don Antonio inventò una tecnica originale per la creazione delle sue minuscole opere d’arte. I personaggi più “grandi” sono alti 5 mm, il più piccolo è il Bambino del presepe in seme di canapa (1,2 mm). I corpi furono realizzati con sottili filamenti di pittura a olio lasciati asciugare per due mesi circa, finché non raggiungevano la consistenza per essere modellati. Pinzette e bisturi da microchirurgo erano gli strumenti che l’artista utilizzava normalmente, arrivando a creare lui stesso degli scalpellini. Uno di questi è conservato al Museodivino assieme alla sua lente d’ingrandimento. L’uso della pittura pura, per la sculturavdi figure umane, potrebbe essere stata utilizzata per la prima volta nella storia dell’arte della miniatura proprio per queste opere. Le teste e le mani dei personaggi sono invece granellini di polpa di per, su cui con un pennello con un solo crine Don Antonio andava a disegnare i dettagli dei visi e dei capelli. Alcuni di questi particolari delle miniature sono visibili soltanto con gli ingrandimenti fotografici. I paesaggi sono fatti di
elementi naturali: rametti, foglioline, pistilli, gemme, muschio… tutti i materiali organici, come i granelli di polpa di pera, furono immersi nella trementina, così da non deteriorarsi nel tempo”

Opera n°2

Questo è il presepe più “grande” creato da Don Antonio, una noce di cocco con più di venti personaggi, tre villaggi, un ponte, due sentieri, e poi la grotta, gli animali, il cielo, un laghetto e una cascata!

»Non tutti i Presepi di Napoli sono Presepi Napoletani

Napoli = Presepi

Presepi = Napoli 

Ecco un’inequivocabile verità matematica della Storia del Presepe! 

Ma attenzione, non tutti i presepi di Napoli sono presepi napoletani … e non tutti i presepi napoletani sono fatti a Napoli. Perché tra il 1600 e il 1700 dalla città di Partenope nacque una tradizione nuova, anche a livello concettuale, della Natività. E questo è il vero “presepe napoletano”, che andrà poi a creare i due stili che ancora oggi conosciamo: il presepe popolare napoletano e il presepe napoletano colto. Tanti hanno scritto su tutto ciò, e non c’è qui lo spazio per parlarne: rimandiamo gli appassionati al nostro blog che si occupa anche di questo vasto e interessante tema. Ma la domanda qui resta: i presepi di Don Antonio sono presepi napoletani? Presepi popolari napoletani o presepi colti napoletani? O sono presepi fatti a Napoli, ma di impianto non napoletano? Qual è la differenza? Qual è il significato profondo di queste distinzioni?

opera n°3 

Presepe in guscio d’uovo montato su una base di sale. L’uovo e il sale sono simboli evangelici. Quest’opera ha un importante antenato: il presepe in guscio d’uovo conservato al Museo di San Martino, che vediamo qui sotto. Forse Don Antonio ha voluto omaggiare questa tradizione con i suoi due presepi, uno degli anni ‘70 e uno degli anni ’90, contenuti in gusci d’uovo. L’impostazione rispetto all’opera di San Martino è però decisamente diversa. Il presepe della collezione SAME, ad esempio, e non è una piccola differenza, è ambientato in Medio Oriente, come si può notare dalle palme e dalla forma delle minuscole casette.

»Il più prezioso: un presepe al Vaticano

Nel 1992, in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II a Castellammare di Stabia, Don Antonio decise di omaggiarlo con un suo presepe. Normalmente molto schivo e reticente a mostrare le sue minuscole opere, in quest’occasione lo vediamo sorridere con timidezza mentre offre la sua creazione. Il presepe, contenuto in un geode di quarzo nero, è ancor oggi
custodito al Vaticano. Il suo “gemello”, ovvero la seconda metà dello stesso geode, datato anch’esso 1992, è conservato e visibile presso il Museodivino di Napoli.

Opera n°4

Questo è forse il più semplice tra tutti i presepi in mostra. Il quarzo nero fa da sfondo e cornice a due palme e “solo” nove personaggi: nessun paesaggio, nessun dettaglio meraviglioso, nessuna prospettiva speciale o pertugi segreti. Nessuna esibizione di tecnica. Il vero fascino di questo presepe appare appena si illumina l’opera e il quarzo diventa una suggestiva notte stellata alle spalle dei personaggi.

»Il più prezioso: un presepe al Vaticano

“Nel 1992, in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II a Castellammare di Stabia, Don Antonio decise di omaggiarlo con
un suo presepe. Normalmente molto schivo e reticente a mostrare le sue minuscole opere, in quest’occasione lo vediamo sorridere con timidezza mentre offre la sua creazione. Il presepe, contenuto in un geode di quarzo nero, è ancor oggi
custodito al Vaticano. Il suo “gemello”, ovvero la seconda metà dello stesso geode, datato anch’esso 1992, è conservato e visibile presso il Museodivino di Napoli”

Opera n°4

Questo è forse il più semplice tra tutti i presepi in mostra. Il quarzo nero fa da sfondo e cornice a due palme e “solo” nove personaggi: nessun paesaggio, nessun dettaglio meraviglioso, nessuna prospettiva speciale o pertugi segreti. Nessuna esibizione di tecnica. Il vero fascino di questo presepe appare appena si illumina l’opera e il quarzo diventa una suggestiva notte stellata alle spalle dei personaggi.

»Il più piccolo: il seme di canapa

Nel 1988 uscì sul Mattino un articolo intitolato “Ecco i Presepi da Guinness”: in primo piano, Don Antonio che sorrideva paternamente guardando un suo presepe. Qualche parola sulla sua storia, molte lodi alle sue creazioni, nessun accenno alle opere dantesche. Progetti in vista? Un seme di canapa che contenesse la Natività. Ed ecco che trent’anni dopo, su ispirazione di quel titolo che forse era quasi uno scherzo, il presepe in seme di canapa è stato effettivamente candidato al Guinness dei Primati. L’esito è ancora incerto ma poco importa ai visitatori di Museodivino. Abbandonata la “normale” lente d’ingrandimento e la torcia, con l’ausilio di una lente fortemente magnificante, l’occhio incredulo si posa sul dettaglio del cappello e dei capelli di Giuseppe, del velo di Maria, dell’aureola del Bambino. 

Opera n°5

Il presepe in seme di canapa può sembrare una sfida alle capacità creative umane, ma forse non è proprio nato con l’intento di “superare sé stessi”. Più probabilmente, la chiave di questa opera è da ritrovare nella parabola evangelica del seme di canapa.

»I segreti: dettagli, paesaggi nascosti, significati.

I presepi della Collezione Same sono pieni di segreti. Attenzione, però: qui Dan Brown non c’entra. Nulla di esoterico, misterico, ermetico. Qui il segreto è come uno scherzo, un gioco che si rivela divertito a chi lo vuole scoprire. Museodivino propone perciò questo stesso gioco ai visitatori del sito. Quando verrete, provate a trovare…

L’angelo bianco

La città nascosta

La luce che cammina

L’angelo del pistacchio

L’uomo in bilico

Gli occhialini

»"Siamo rimasti incantati": finalmente in mostra

Dopo la prima esposizione completa dei presepi di Don Antonio, la mostra “I Presepi da Guinness” ha dato per qualche anno la possibilità al pubblico di accedere alla Collezione Same su prenotazione. L’entusiasmo e il plauso unanime dei visitatori ha rafforzato il progetto Museodivino per la valorizzazione e la conservazione di queste minuscole opere d’arte altrimenti destinate all’oblìo. Ora finalmente le operecomplete di Don Antonio – non solo i presepi ma anche la Divina Commedia in guscio di noce – sono visibili a Napoli tutti i giorni. Ringraziamo dunque i nostri “viaggiatori incantati” che nel corso degli anni hanno sostenuto coi loro commenti e le loro recensioni questa esposizione che è cresciuta fino a diventare il progetto permanente Museodivino

Le visite ai presepi sono accompagnate da cenni più o meno approfonditi sulla storia del presepe napoletano e vengono condotte in italiano, inglese e francese. 

Bambini Ragazzi e Scuole

I Bambini sono benvenuti e la struttura stessa del Museodivino nella parte dei presepi è pensata per loro. Anche i più piccoli ricevono una lente di ingrandimento, anche i più grandi dovranno tornare un po’ bambini. Organizziamo e promuoviamo laboratori sulla pazienza, il silenzio e la concentrazione: tre elementi senza i quali Don Antonio non avrebbe potuto realizzare le sue minuscole opere d’arte.

info

Museodivino è aperto ogni giorno dalle 11.00 alle 16.00. L’ingresso è libero con contributo a piacere. Per la visita guidata è richiesto un contributo di 4€. Info e prenotazioni al +39 375 573 3967

Le recensioni dei nostri visitatori

PREZZI

Ingresso libero, con Contributo a piacere
Visita guidata: 4€
Gruppi e scuole: 375.573.3967 / 081.1970.8586

ORARI

Ogni giorno dalle 11.00 alle 16.00

Contatti

+39 375 573 3967

info@museodivinonapoli.it

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